Tre strategie per misurare le tue campagne marketing digitali

28th Jul 2023
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L’unico modo per determinare se una campagna marketing ha successo è misurarne il rendimento. Altrimenti, non è possibile stabilire se sia stata efficace, se sia da migliorare o se ha superato le aspettative.

Da dove si parte? Come si fa a usare e interpretare i dati che provengono dai risultati delle campagne? In questo post, vogliamo darvi tre consigli pratici.

 

1. Le metriche non dicono niente, se non sono contestualizzate

Wow, la mia campagna pubblicitaria sulla rete di ricerca ha ottenuto 500.000 impressioni”, “La mia mail è stata aperta dal 67% dei destinatari”, “Il mio post Instagram ha ricevuto il triplo dei commenti rispetto al solito”.

Tutto bellissimo, e quindi? Cosa significano questi dati “da soli”? Quante conversioni ha prodotto la campagna di ricerca che ha ricevuto così tante impressioni? Quanti destinatari hanno effettuato la conversione prevista dalla mail inviata? Quante persone hanno inviato commenti che hanno creato una conversazione vera e propria sul post Instagram?

Da solo, il dato può “dire poco” o, peggio, può dare un’informazione fuorviante. Per questo motivo, ogni numero va confrontato con gli obiettivi e i micro-obiettivi numerici stabiliti in fase di setup della campagna, vanno confrontati con quelli precedenti e contestualizzati anche con parametri esterni che possono influirne il rendimento, che vanno valutati per ogni campagna (es. periodo dell’anno, concomitanza di eventi importanti, situazioni congiunturali, ecc).

 

2. I dati dei report devono essere corretti

Sembrerà banale, ma la creazione del report periodico non è un copia-incolla di dati posizionati in sequenza, ma un’analisi dei dati prodotti da una campagna per interpretarli e stabilirne il rendimento.

Cosa accade troppo spesso? Che il singolo dato venga astratto e che la mole di dati complessi vengano banalizzati in affermazioni grossolane. “La mia campagna, questo mese, ha generato il 50% di conversioni in più rispetto al mese scorso”. Da questa affermazione, sembrerebbe che la campagna ha avuto un risultato eccezionale, ma a quanti numeri corrisponde? La campagna, il mese scorso ha generato 50 conversioni e questo mese 100 oppure il mese scorso 1 e questo mese 2? La differenza è enorme.

Le percentuali, da sole, non dicono niente se non sono affiancate dal dato numerico e, al contrario, possono essere fuorvianti.

Altro errore da non commettere: una volta adottato un ordine di grandezza, questo dovrebbe essere mantenuto per tutto il documento. In questo modo, i dati sono più omogenei e più semplici da leggere e confrontare.

 

3. L'approccio data-driven fa la differenza

Investire nella pianificazione e nel setup di una campagna non serve a niente se non si pianificano anche i KPI da monitorare. L’errore più grande? Far partire la campagna, aspettarne la conclusione e tirare le somme. A questo punto, non si può fare più niente. Al termine della campagna non c’è più spazio per l’ottimizzazione. Tutto è già concluso.

Invece, la forza delle campagne digitali sta nel fatto che producono grosse quantità di dati fin dalla prima ora di pubblicazione e fin da subito è possibile trarre informazioni preziose, utili soprattutto per “aggiustare il tiro” e far rendere l’investimento fatto dal cliente il più efficace possibile.

I dati parlano chiaro: nel corso del tempo, una campagna viene modificata del 60% e questo avviene grazie ai dati raccolti durante il primo 30% del tempo. Modifiche in termini di messaggio, target, creatività e budget.

Essere data-driven significa monitorare giornalmente la propria attività perché si è consapevoli che la campagna in corso domani può essere più redditizia di oggi e solo i dati possono aiutare i marketers a vincere questa sfida.

Ecco il motivo per cui ti invitiamo a fare un’analisi critica delle tue campagne di marketing in corso: analizzando i dati e prendendo decisioni di conseguenza, è realmente possibile che domani la tua campagna diventi più efficace di quanto lo è oggi.

Vuoi parlarne con noi? Ti abbiamo messo la pulce nell’orecchio? Scrivici: ti inviteremo in ufficio per parlarne insieme davanti ad un caffè!

 

Fonte: thinkwithgoogle.com

 

Ilaria Boschetto

(Linkedin)